Bugarash
Emanuele Mei
Bugarasch è un piccolo paese sul versante francese dei Pirenei, talmente piccolo che nessuno lo conosceva, neanche in Francia.
Sono i giorni che precedono il 21 dicembre 2013, e secondo la profezia degli antichi Maya il mondo sta per terminare la propria esistenza, portandosi dietro ansia, e angoscie di una società in declino. Ma anche tutte le speranze di quelle persone che sperano di svegliarsi domani accanto alle persone che amano, e di vivere la quotidianità con la stessa felice monotonia di ogni giorno.
Questo è un racconto immaginario e immaginato, ispirato a quelle situazioni che solo Bugarasch ha vissuto nelle ore che hanno preceduto la profezia.
Nella realtà la montagna è stata sigillata dalle autorità francesi che temevano un suicidio di massa da parte di un nutrito gruppo di persone che pensavano di intercettare un flusso anti-gravitazionale attraverso il loro spirito e così di essere salvate dalla fine imminente.
Le barriere governative hanno generato situazioni di panico collettivo ai margini del villaggio da parte degli aspiranti astronauti, richiamando una nutrita schiera di giornalisti provenienti da tutto il mondo, che di fatto sono stati gli unici a popolare il piccolo sito.
Questo lavoro, che doveva essere un documento della giornata, si è trasformato in un racconto che mostra l’assurdo sotto diversi aspetti.
Da un lato l’invasione dei giornalisti giunti con camion e furgoni carichi di attrezzature per non farsi sfuggire l’esclusiva, dall’altro le convinzioni delle persone che sostavano da tempo in quel luogo che prometteva salvezza.
In tutto questo gli abitanti si dividevano il ruolo di scocciati e scocciatori, e alcuni divertiti, hanno trasformato la giornata in una sorta di carnevale apocalittico.
Si parte con le persone che attendono i salvatori, per poi giungere allo shock del buio, quindi un viaggio attraverso l’ignoto e dentro se stessi, per arrivare al dopo. Attrezzature abbandonate in mezzo alle vie e sotto la pioggia. Vicoli vuoti e antenne puntate verso la sacra montagna e verso quel cielo plumbeo. Ma dov’è finita la gente?
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